Un paio di domande sul Green Pass

Premessa per togliere subito dal tavolo eventuali dubbi: chi scrive è assolutamente favorevole alla vaccinazione e favorevolissimo all’estensione dell’uso del Green Pass come metodo per poter giungere ad una adeguata copertura vaccinale senza dover chiudere di nuovo attività commerciali e culturali.

Nelle misure del Governo, tutte più che condivisibili, manca però un punto fondamentale che sfugge anche nello (scadente) dibattito pubblico sul tema. Il Green Pass deve essere una MISURA TRANSITORIA. Un mezzo per incentivare la vaccinazione e giungere ad una copertura tale da mettere in ragionevole sicurezza la popolazione. Ma dove sono le scadenze? Dove sono gli obiettivi di copertura oltrepassati i quali il Green Pass verrà archiviato?

E’ ovvio che il Green Pass sia una misura che limita la libertà individuale ed è altrettanto ovvio che questo sia giustificato per motivi di sanità pubblica, così come previsto dalla Costituzione. Però non può diventare una limitazione della libertà senza una data di scadenza: deve essere un mezzo per un fine preciso, una misura straordinaria e come tale temporanea. In alcuni Paesi, come in Danimarca ad esempio, hanno utilizzato il Green Pass e poi, raggiunta la copertura vaccinale definita, lo hanno tolto. Qui in Italia si lascia intendere che l’approccio sia il medesimo, ma non si esplicita mai nulla. Anche l’ultimo Decreto è legato al permanere dello Stato di Emergenza, che termina il 31 Dicembre, ma che abbiamo imparato essere una scadenza prorogabile senza troppa difficoltà poiché anch’esso non legato ad obiettivi effettivamente condivisi e misurabili.

Alessandro Barbero, scrittore, professore universitario e intellettuale, ha perfettamente ragione quando dice che il Green Pass è una misura discriminatoria. Se vaccinarsi rimane una libera scelta, limitare la libertà di chi decide di non farlo, è decisamente una discriminazione. A differenza di Barbero, penso tuttavia che l’estensione del Green Pass sia assolutamente giustificata, ma, mi ripeto, solamente se rimane una misura temporanea legata ad un obiettivo ben preciso ed esplicito, che tutti possano conoscere.

Francesco Costa, giornalista e scrittore, critica Barbero sostenendo che l’obbligo vaccinale invocato dal Professore per ovviare a questo problema, sarebbe ben più discriminatorio. A mio parere sbaglia di grosso: un obbligo non discrimina nessuno proprio in quanto misura erga omnes. Non si può decidere, per cui non si viene discriminati in base a scelte personali. Per banalizzare, è come se uno si sentisse discriminato perché contrario all’obbligo di mettere la cintura di sicurezza… Possiamo discutere se l’obbligo aiuterebbe o meno a convincere coloro che finora non si sono vaccinati, ma penso che dal punto di vista della discriminazione la posizione di Barbero sia difficilmente confutabile.

Francesco Costa da qualche giorno si pone una domanda più che legittima. Anche con Green Pass, quindi nei luoghi dove siamo certi che tutti siano protetti, dobbiamo comunque indossare la mascherina e negli eventi bisogna mantenere il distanziamento: questo è dunque il miglior scenario possibile per i prossimi anni? Potrà esistere uno scenario migliore di questo, se anche dove tutti sono già protetti bisogna continuare con le limitazioni?

La domanda è interessante, dato che è appurato che anche i vaccinati possano contagiare.

In Italia la copertura vaccinale supera ormai il 70% della popolazione totale italiana. Se togliamo i minori di 12 anni, i guariti e coloro che non possono vaccinarsi per motivi sanitari, i NoVax risultano essere una minoranza veramente esigua. In pochissimi altri casi un così piccolo numero di persone riesce a monopolizzare in maniera così totale la discussione. Che il dibattito continui ad essere divorato da sparate anti scientifiche è inutile e inaccettabile. Dobbiamo spostare il focus su discussioni più utili.

Le questioni sollevate da Costa e Barbero si intersecano e sono meritevoli di approfondimento perché al momento non c’è una risposta definitiva, ma diverse opinioni ognuna delle quali ha diritto di cittadinanza. Provvedimenti che limitano le libertà personali creano precedenti pericolosi, quindi sono da maneggiare con cura e un dibattito su questi temi è assolutamente auspicabile.

Qual è la quota di copertura vaccinale che ci permetterà di abbandonare le limitazioni delle libertà personali? Qual è la durata massima di permanenza in vigore del Green Pass? Qual è la data entro la quale il Governo pensa di arrivare alla quota di copertura vaccinale prevista utilizzando queste regole e oltre la quale diventerà invece inevitabile l’obbligo? So bene che ad alcune di queste domande non c’è ancora risposta, ma è compito di giornalisti e intellettuali porle e pretendere, se non delle risposte chiare e nette, per lo meno una discussione pubblica.

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