Come già Standard & Poor’s poche settimane fa, anche Moody’s ha infine annunciato il declassamento del rating italiano, che passa da Aa2 ad A2.
La notizia era attesa già da tempo, dato che l’agenzia americana aveva messo sotto osservazione la situazione politica e finanziaria del nostro Paese già dal 17 Giugno scorso, ma il taglio nella valutazione si è rivelato più pesante del previsto. Moody’s infatti fa scendere l’Italia di ben tre scalini in una volta sola e conferma un outlook negativo, cioè prevede un ulteriore peggioramento della situazione italiana nel prossimo periodo. Ora la valutazione “junk”, ossia spazzatura, per i nostri titoli di Stato è distante solamente cinque step.
L’Italia si ritrova quindi ad avere il peggior rating fra i Paesi membri del G7, che rimangono tutti con la tripla A, ad eccezione del Giappone con Aa3, ed in Europa, è superiore a noi persino la Spagna, che ancora gode della valutazione Aa2.
Si tratta del primo declassamento del debito sovrano italiano da parte di Moody’s dal 1993 e nel suo comunicato ufficiale l’agenzia cita almeno tre cause principali che hanno portato a questa decisione: la crisi di fiducia attorno ai debiti sovrani dei Paesi europei, soprattutto di quelli, come l’Italia, con un alto debito pubblico; la debolezza strutturale dell’economia mondiale che frena le aspettative di crescita ed infine le incertezze dell’economia e della politica italiana.
Nonostante Moody’s rassicuri dicendo che un default dello Stato italiano appare ancora come una possibilità remota, il declassamento viene indicato come il frutto della debolezza e della poca credibilità del nostro Paese di fronte agli investitori. Sempre nel comunicato ufficiale, Moody’s mette in guardia il nostro Paese dicendo che se la fiducia sui mercati dovesse scemare ancora, ci potrebbero essere forti difficoltà a reperire liquidità per rifinanziare il nostro debito sovrano.
Insomma, un quadro a tinte fosche quello dipinto dall’agenzia di rating, che si va ad aggiungere al coro di critiche che il governo italiano, già indebolito, continua a ricevere da più parti. Per ora i mercati sembrano non risentire negativamente dell’annuncio e continuano in quello che sembra essere più un rimbalzo tecnico dopo le due sedute in forte calo d’inizio settimana, che una vera ripresa di fiducia. Vedremo nei prossimi giorni, soprattutto tenendo d’occhio l’andamento dello spread rispetto ai titoli tedeschi, se gli investitori si faranno influenzare dal nuovo taglio della valutazione o se, come ha fatto sapere il governo in un comunicato, verrà considerata niente più di una decisione attesa da giorni.