In questi giorni ho letto Cavalli selvaggi di Cormac McCarthy edito in Italia da Einaudi e tradotto da Igor Legati. Negli Stati Uniti questo romanzo è uscito nel 1993 e costituisce il primo capitolo della famosissima Trilogia della Frontiera.
La recensione di Cavalli selvaggi
Cavalli selvaggi di Cormac McCarthy è un romanzo che cattura l’essenza dell’Ovest americano e della frontiera messicana attraverso gli occhi di un giovane in cerca di identità e libertà. È la storia di John Grady Cole, un ragazzo di sedici anni che dopo la morte del nonno e la vendita della proprietà di famiglia, si avventura oltre il confine con il Messico alla ricerca di quella vita semplice e autentica che sta velocemente scomparendo da un Texas in via di modernizzazione.
In Messico effettivamente Cole troverà la vita che sognava, sempre accanto agli amati cavalli, ma oltre a questo scoprirà anche la crudeltà, l’ingiustizia e la morte. L’inscalfibile amicizia con Rowlins, che condivide con lui quest’avventura, e l’amore travagliato per Alejandra, completano questa bellissima storia di formazione.
In questo primo capitolo della Trilogia della Frontiera, McCarthy gioca abilmente con la nostalgia per l’epoca d’oro dei cowboy che ormai sta lasciando il passo alla modernità. I paesaggi, la natura sconfinata e le corse dei cavalli selvaggi conferiscono un’atmosfera epica che fa di questo libro uno dei testi fondamentali nella costruzione dell’immaginario dell’Old Wild West.